L'estate che conobbi il Che (Italian Edition) by Luigi Garlando

L'estate che conobbi il Che (Italian Edition) by Luigi Garlando

autore:Luigi Garlando [Garlando, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Young Adult Fiction
ISBN: 9788858678305
Amazon: B00VRLRVHG
editore: Rizzoli
pubblicato: 2015-04-23T00:00:00+00:00


Gianni me lo spiegò con una delle sue frasi solenni da cowboy: «Il miglior modo per convincere un cavallo a farti salire sulla sua schiena è quello di scendere sotto i suoi occhi».

In genere accompagnava le sue sentenze con un sorriso compiaciuto, tipo: “Bella questa, vero? Non te l’aspettavi, ammettilo…”.

Un sorriso che mi faceva venire sempre in mente il proverbio “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare” perché Gianni aveva una poderosa dentatura da cavallo.

Con quella frase solenne il mio insegnante di equitazione intendeva spiegarmi che se avessi mostrato a Blanco un atteggiamento umile e rispettoso, forse l’avrei convinto a scarrozzarmi in sella, come finora si era rifiutato di fare. Già odiavo cavalcare da seduto, figuriamoci a piedi…

Comunque afferrai la corda legata alla testiera del cavallo e cominciai a condurlo attorno al recinto. Se non altro mi veniva dietro e non si impuntava, come faceva regolarmente quando provavo a montarlo.

Naturalmente Giada, la perfida bambina con l’apparecchio in bocca, non perse l’occasione per infierire. A ogni passaggio mi sorrideva dall’alto del suo cavallo bianco e mi sparava negli occhi la lama di luce che carambolava sui suoi denti di ferro. Non bastasse, passò anche Pippo De Grandis, che aveva prenotato il campo di paintball proprio a quell’ora.

«Ehi, Scratch, non è un cane! Devi salirci sopra!» urlò per la gioia degli amici, che scoppiarono a ridere e proseguirono allegri verso gli spogliatoi con i borsoni in spalla. Cosa potevo fare di più per dimostrare la mia umiltà? Ero sceso sotto gli occhi del cavallo e mi ero lasciato sfottere da bambine e dj. Ma Blanco evidentemente non si ritenne soddisfatto e non si sentì in dovere di ricambiare, come invece aveva pronosticato Gianni.

Premere le ginocchia sui fianchi dell’animale non portò a nulla. Non si spostò di un centimetro. Era come montare la cavallina della palestra della scuola nell’ora di ginnastica.

A quel punto speravo soltanto che papà non avesse buttato via lo scontrino di Blanco e che lo riportasse al più presto dove l’aveva preso.

Il giorno dopo, i dipendenti della CaMerate trovarono i cancelli sbarrati e in paese scoppiò l’inferno. La situazione critica stava gonfiandosi come una valanga che prende velocità rotolando a valle. Sulla strada della valanga c’eravamo noi: la famiglia del tagliatore di teste.



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